Giacomo Sartori: Ala 08/03/1860 – Trento 25/03/1946: 75° Anniversario

Giacomo Sartori: Ala 08.03.1860 – Trento 25.03.1946:
75° Anniversario

– Ala per Giacomo Sartori e Giacomo Sartori per Ala –
1996 inizia il progetto Giacomo Sartori

Giacomo Sartori

Duo Mazzola:
Giabelli Giacomo, mandolino;
Orsi Alberto, chitarra.

1º premio Categoria A
7º Concorso Internazionale per Gruppi Strumentali a Plettro Giacomo Sartori.

3-5 Maggio 2019, Ala, Trento, Italia

Progetto “Giacomo Sartori”

1996 Manifestazione “Ala per Giacomo Sartori”, in occasione del 50° della morte del musicista alense.

  • Concerti e mostre.
  • Convegno di studio dal titolo “Giacomo Sartori e l’Associazionismo Mandolinistico in Italia fra il XIX e il XX secolo

1997 Primo Concorso Internazionale per gruppi Strumentali a plettro, Ala 9-12 ottobre

2021 Ottavo Concorso Internazionale per gruppi Strumentali a plettro –
Posticipato a data da destinarsi causa pandemia

Prendendo spunto da questa informazione tanto sofferta quanto, fino ad ora, obbligata, da oggi verranno pubblicati vari contributi e documenti riguardanti sia attività svolte, ma soprattutto interessanti novità … si, la situazione pandemica che stiamo vivendo richiede anche alla Società Filarmonica ed ai suoi animatori e soci un ulteriore e particolare impegno…

Seguiteci e …capirete…

Concerto finale dei premiati della 7a edizione del Concorso Internazionale per Gruppi Strumentali a Plettro Giacomo Sartori, tenutosi presso il Teatro Sartori di Ala il 5 maggio 2019.

Giacomo Sartori

Figlio del barbiere Domenico e di Edvige Lutteri, Giacomo Sartori nacque ad Ala l’8 marzo 1860. Fin da giovanissimo avvertì una precoce vocazione per la musica, che lo spinse ad esercitarsi da autodidatta sul mandolino. Scrisse la sua prima composizione a 18 anni, mentre era ancora ragazzo di bottega nella barberia del padre. Nel marzo 1881 entrò a far parte della Società Musicale di Ala quale “apprendista di violino” e poco dopo si iscrisse alla Scuola musicale di Rovereto, per approfondire gli studi. Lì ebbe come maestri Tito Brogialdi per il violino e Giovanni Toss per la composizione[1].

Giacomo Sartori tenne la sua prima esibizione pubblica il 26 gennaio 1888 nella sala della Filarmonica di Ala, in occasione della quale eseguì al violino una fantasia tratta da Roberto il Diavolo di Meyerbeer, con accompagnamento al pianoforte di Lorenzo Frelich[2]. In poco tempo divenne l’animatore della vita musicale di Ala, dove continuava a risiedere e ad esercitare la professione di barbiere: nel suo negozio sostavano molti musicisti e nei momenti di pausa o dopo il lavoro si faceva musica. L’incipit artistico di Sartori lo vide a un tempo apprezzato interprete di brani per organo nella parrocchiale di Ala – dove cercava di intervenire con apporti originali – e concertatore vivace e intraprendente nella Banda cittadina[3]. Per la Banda iniziò a svolgere anche frequenti lavori di supplenza, che lo vedevano sovente impegnato a sostituire i maestri titolari nell’istruzione degli allievi più giovani[4]. Era, inoltre, membro dell’orchestra che in Teatro accompagnava i concerti operistici, le accademie vocali/strumentali e gli spettacoli di varietà.

Durante la Grande Guerra, quando Ala era quotidianamente minacciata dai bombardamenti, si rifugiò con la famiglia a Verona, dove si mantenne facendo il musicista e suonando spesso quale primo violino nei concerti sinfonici.

A guerra conclusa, trasferì a Trento la residenza e l’attività artistica. Qui diresse dal 1919 fino al 1938 l’orchestra mandolinistica del “Club Armonia”, che si esibì in frequenti tournée di successo in regione e in molte città italiane. Da quel momento Sartori si dedicò principalmente all’insegnamento privato del violino e alla composizione di musiche per strumenti a plettro, armonizzando le stesse per orchestre e complessi concertistici da camera: elegie, serenate, fantasie, minuetti, ballabili, preludi, pot-pourri da opere liriche, inni. Sotto l’aspetto compositivo raccolse risultati eccellenti: oltre trecento sono, infatti, le sue composizioni conosciute. L’ottimo rapporto che lo legava a Giuseppe Monticone, direttore del quindicinale torinese “Il Mandolino”, gli consentì di pubblicare con regolarità le proprie partiture. Monticone, che non nascondeva la sincera ammirazione per le opere di Sartori, gli offrì ampia disponibilità di spazi, sull’onda del successo registrato dalla fantasia Flora, che nel 1921 aveva suscitato “il plauso di tutti i circoli mandolinistici”[5]. Le musiche di Sartori furono stampate e pubblicate anche dal periodico milanese “Mandolinista italiano” e premiate con diplomi e medaglie. Il successo delle sue composizioni gli valse l’appellativo di “Lehar del mandolino” e la sua fama si diffuse in Europa, Sud America, Australia e Giappone; frequenti furono le dichiarazioni di stima sia da parte di appassionati cultori del genere mandolinistico, sia da parte delle orchestre e dei circoli, che annoveravano nei loro repertori numerosi titoli di Sartori[6].

Il suo vasto catalogo include brani ballabili e non meno brani da concerto, destinati ai complessi di dilettanti di strumenti a plettro, largamente diffusi in Europa fino alla seconda guerra mondiale. Le sue musiche si inserivano nella tradizione della melodia popolare italiana, accomunate tutte dalla medesima freschezza di ispirazione, che contribuì a renderle così celebri. Particolarmente famoso divenne in Trentino il valzer Fior di roccia, meglio noto come Inno di Katzenau; altri inni molto popolari furono scritti per il Veloce Club, il Club Armonia e, nel 1910, per le Fiamme Gialle di Verona (il celebre Inno del finanziere). Sartori si dedicò, inoltre, alla realizzazione di miscellanee di motivi celebri tratti dai melodrammi dei maggiori autori (Verdi,  Puccini, Mascagni, Boito e Bizet), un genere allora molto in voga.

La ricchezza della sua ispirazione, serena nella contemplazione degli emblemi della terra trentina, malinconica nelle elegie, appassionata nelle serenate, ma altrove leggera e facile allo scherzo, era espressione di un’energia interiore già subito evidente nella vivacità fisionomica, acuta e brillante sia nel dirigere l’orchestra che nel conversare[7].

Nel 1950 la comunità di Ala volle rendere omaggio al ricordo di Sartori – morto a Trento il 25 marzo 1946 – dedicandogli il Teatro Sociale, riportato a nuova vita da una serie di interventi di restauro. Nell’autunno del 1996 la Società Musicale – con il concorso dell’amministrazione cittadina – ha celebrato il cinquantesimo anniversario della morte del musicista con un congresso, coronato da una mostra e da performance musicali. Il lavoro di recupero e rivalutazione dell’opera sartoriana è culminato nel 1997 con l’istituzione del Concorso internazionale per complessi a plettro. Entrambe le manifestazioni, divenute per alcuni anni appuntamenti fissi, hanno saputo imporsi nel panorama culturale italiano ed europeo per la qualità dell’organizzazione e per il prestigio delle personalità intervenute, rappresentando il degno e dovuto riconoscimento della cittadinanza alense alla memoria di uno dei suoi più illustri concittadini.

(Tratto da: Musica: dalle chiese alle piazze,  di Giada Vicenzi  – Ed Cassa Rurale Bassa Vallagarina).


[1] Tito Brogialdi fu presente per alcuni anni nella stessa Ala, quale maestro di musica e direttore della Banda, e certamente Giacomo Sartori ebbe modo di entrare in stretto contatto con la vasta cultura musicale del fiorentino, aumentando notevolmente le proprie conoscenze di carattere tecnico-strumentale. BCAla, Fondo Pizzini, serie II, ms. 30, Teatro Sociale di Ala. Società Musicale, c. 47.

[2] A. CARLINI, C. LUNELLI, Dizionario dei musicisti nel Trentino, Trento 1992, p. 283.

[3] APAla, Carteggio e atti ordinati (1523-1974), Atti parrocchiali vecchi (1780-1914), Organista, c. 53.

[4] BCAla, Fondo Pizzini (1807-1878), ms. 55, Personaggi alensi (Giacomo Sartori).

[5] Monticone riferiva ancora di nuovi successi registrati in Europa e in America: Fiori sparsi fu eseguita nel 1925 ad Amburgo da duecento mandolini, Pot-pourri popolare a Brooklyn.

[6] In più di una occasione le orchestre a plettro e i circoli mandolinistici furono intitolati al maestro alense: fu il caso, tra i tanti, dell’orchestra di plettri messicani di Guadalajara, che nel 1932 si mise in contatto con Monticone per ottenere notizie sul compositore, “la cui musica – scriveva il direttore – in questo paese è grandemente ammirata”. G. CALLIARI, Giacomo Sartori: profilo biografico, In Giacomo Sartori e l’associazionismo mandolinistico in Italia fra il XIX e il XX secolo, I Colloquio Mandolinistico, a cura di A. CARLINI, Ala 12 ottobre 1996, Pisa 1999, p. 7.

[7] Così Dante Sartori nel 1929 ricordava la sua caratteristica e simpatica figura, “che ha tutti i requisiti del tradizionale direttore d’orchestra. Magro, asciutto, serio, nervoso, un po’ brizzolato, pronto e vivace nel gesto. Vedendolo sul podio direttoriale con la bacchetta in mano non si può fare a meno di mormorare a se stessi: quello è il suo posto”. D. GADLER, Giacomo Sartori aedo ispirato e melodioso, “Il Popolo Trentino”, 1 aprile 1950.